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Sinner, l’italiano della porta accanto

Lo sportivo dell'anno tra record e polemiche sta continuando a far parlare di sè, anche lontano dai campi da gioco

Sinner: l’italiano della porta accanto

Quell’accento con forte impronta tedesca, un carattere molto timido ed avverso alle provocazioni, che siano create ad hoc dai propri avversari o da coloro che rappresenta con la bandiera italiana. Sinner si potrebbe considerare l’italiano della porta accanto, ben lontano dal voler creare tempeste dentro ai bicchieri d’acqua, come direbbe Paolo Sorrentino nel descrivere l’italiano medio.

Eppure, la sensazione che il suo essere “diverso” dal ceto medio italiano e le recenti dichiarazioni al veleno di Kyrgios secondo il quale i farmaci assunti da Jannik avrebbero facilitato l’altoatesino nei vari match, hanno contribuito a sollevare un polverone mediatico con contorni politici che noi, amanti dello sport, e lo stesso Jannik non meritano di vivere.

Sinner l’italiano

Che San Candido, suo paese d’origine in Alta Pusteria, dopo la Prima Guerra Mondiale sarebbe dovuto passare all’Austria è dato certo. Per ragioni militari, però, il destino del piccolo paese del Trentino Alto Adige venne affidato al 6° Reggimento Alpini. Eppure, passeggiando la tra le vie del paese, si ha la sensazione che l’influenza austriaca del rigore e della riservatezza sia tutt’oggi molto forte. Quegli stessi austriaci che si crogiolano di aver fatto diventare austriaco il tedesco Beethoven e tedesco l’austriaco Hitler.

Jannik parla naturalmente tedesco, anche perché i suoi genitori sono di madrelingua tedesca. Discreto sciatore, specie nella disciplina dello slalom gigante, Sinner decide a 13 anni di concentrarsi esclusivamente sul tennis, sport che aveva da sempre ammirato, pur praticandolo a tempo perso. Si sposta a Bordighera (in Liguria), da dove inizierà il suo percorso per diventare il tennista italiano più forte di tutti i tempi. Anche con quell’accento con cadenza germanica e quei riccioli rossi che ricordano una carota, oggi l’ortaggio più riconosciuto nei campi da tennis internazionali.

Resilienza ed umiltà

Racchette buttate in aria o demolite sul campo da gioco, polemiche con gli arbitri di linea, urla, gesti, punti semplici gettati alle ortiche dopo scambi di pregevole fattura. Tutto questo è Fabio Fognini, uno degli ultimi tennisti italiani degni di nota. Fascettina sulla fronte, polpacci muscolosi e tanto show, sul campo e fuori. Ecco, il suo protagonismo non potrebbe rappresentare meglio l’italiano medio, con tutti i pro ed i contro che ne conseguono. Figurarsi l’entrata in scena di un vergine in un mondo di attori a luci rosse: estremamente educato, pulito nel suoi atteggiamenti, fragile nei sentimenti davanti ad un microfono, devastante però nei suoi intenti finali, laddove le nostre abitudini non hanno mai trovato reale conforto.

Trofei alzati in aria che si susseguono scoppiettanti come pop corn fatti in casa, esultanze composte a pugno chiuso e sguardo da killer instinct verso la sua panchina, zero polemiche e tanto lavoro a testa bassa. No, nessuno ci ha mai abituato ad essere italiani in questo modo. Noi che esultiamo a squarciagola svegliando i vicini di casa quando la palla tocca la rete di un campo di calcio, noi che amiamo crogiolarci nelle polemiche quando l’arbitro sbaglia una decisione anche delle più banali, noi che siamo figli di una Coppa del Mondo raggiunta dopo una testata a gioco fermo e dei rigori vissuti come questione di vita o di morte. Noi che “perdiamo le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre…”, come direbbe Winston Churchill. Umiltà e Resilienza diventano delle medicine compresse che il medico Sinner ci impone di prendere per cambiare drasticamente pelle, anche e soprattutto nel nostro modo di comportarci di fronte ad un evento sportivo a dir poco rilevante. Se contassimo quanti ne abbiamo avuti dal 2023 in ambito tennistico…

La cura

Eppure oggi Sinner potrebbe rappresentare la cura. E noi la sua, anche nel nostro modo di far da scudo e di proteggere quell’anima pura, così dannatamente anti-italiana ed italiana al tempo stesso. Basta una ingenuità dovuta ad un medicamento con una pomata vietata e la campana di vetro rischia di rompersi. Chi non aspettava altro che gettare fango su Sinner si palesa senza maschere: Nick Kyrgios, da sempre avvezzo a show mediatici e televisivi, ha rilasciato dichiarazioni al veleno già discusse e trattate ampiamente su nonsolocalcio.news, attacchi che da più di un anno si son ripetuti come ossessione, con l’ulteriore scopo di aizzare anche il pubblico pagante contro il tennista italiano.

La cura di molti appassionati di tennis, italiani e non, si potrebbe tradurre in una lettera pubblicata su X : “Siamo disgustati, indignati e preoccupati per le irripetibili espressioni che Nick Kyrgios esprime, anche nel ricordo di atti violenti già avvenuti per mano di fanatici alimentati dall’odio”.

Che esista un codice condotta all’interno del circuito che protegga e garantisca punizioni severe nei confronti di chi istiga alla violenza lo capiremo presto. Quel che è certo è che questo ragazzo così poco italiano ma tanto amato, abbia ora come con mai bisogno del nostro esser maledettamente italiani.

Che sia con i cori o con la vicinanza mediatica.

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