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Juve: il fu Dusan Vlahovic

Juve: il fu Dusan Vlahovic. Come la drammaturgia di Pirandello insegna, i temi dell’identità, della realtà e dell’illusione sembrano perfettamente combaciare con la figura di Dusan Vlahovic.

La storia dello sport del calcio insegna che il ruolo del calciatore sia un lavoro, esattamente come tanti altri. Come tale, a volte comporta degli sbalzi evidenti di tensione, frustrazione, nervosismo. Ebbene, Vlahovic non ha mai nascosto le sue emozioni, anche e soprattutto nei momenti di massimo sfogo come, per assurdo, il momento in cui la palla finisce in rete.

Nel momento in cui il pubblico bianconero gioisce ed i suoi compagni di squadra lo rincorrono per abbracciarlo, il fu Dusan Vlahovic non si scompone, anzi, si sdoppia: stringe i pugni, urla il suo assolo. Poi, come d’incanto, la maschera pirandelliana, quella che cela i diversi stati psicologici e che cerca di nascondere la vera idendità, sembra sciogliersi come neve al sole: “avete visto chi ha segnato? Avete visto chi state fischiando?”.

La sensazione è che Vlahovic abbia deciso fin da subito di combattere il suo nemico interiore in campo aperto, davanti a tutti, senza mai chiudere il proprio cuore dentro l’armadietto dello spogliatoio. L’attimo di tensione, dovuti ad una ammonizione, ad un fallo non fischiato, ad un goal sbagliato o ad uno segnato, diventano lo specchio o la vetrina di tutti quei sentimenti così forti ma trasparenti che il numero 9 bianconero decide di sputare come sentenza di giudizio, nudo e crudo.

Yildiz non sarà mai Del Piero, idem Dusan

Il giornalismo ha da sempre voluto usare dei metri di paragone, specie nel mondo dello sport, ed Yldiz ne è esempio lampante: quella lingua fuori ed i tiri ad effetto non possono che ricordano le pennellate di Pinturicchio. Ma Del Piero era e sarà unico, così come Yildiz, così come Vlahovic. La sensazione è che il classe 2000 della Juve abbia già scelto chi essere: se stesso. Nei suoi stati emotivi, nella continua contestazione, nel cercare il faccia a faccia con il tecnico, con gli avversari, con il proprio pubblico, senza particolare distinzione.

Friedrich Hebbel scriveva che alla domanda “conosci te stesso?” si potrebbe facilmente rispondere di sì. Dusan, però, aggiungerebbe quel qualcosa in più, dal momento in cui ha scoperto di avere più difetti di quanti ne vedano gli altri.

I numeri del numero 9 della Juve li sappiamo tutti, inutile elencarli. Così come i punti forza e di debolezza. Ma che oggi più che mai sia figlio degli eventi, si. Questo calciomercato potrà sicuramente dire qualcosa in più sul suo attuale stato emotivo. Che sia Premier, che sia qualsiasi altra dimensione al di fuori del bianconero, solo il tempo potrà definirlo. Quel che ci chiediamo è chi oggi Dusan voglia diventare, cercando di interpretare i segnali forti, chiari, del suo voler essere padrone di se stesso.

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